SCALA DI DIFFICOLTÀ
COSA DEVI SAPERE
La scala di difficoltà delle nostre escursioni si misura tenendo in considerazione due parametri: DIFFICOLTÀ TECNICA e IMPEGNO FISICO.
La DIFFICOLTÀ TECNICA è il grado di complessità del percorso. Ad esempio, il suo valore aumenterà mano a mano che peggiora lo stato del fondo di calpestio (ghiaia, fango, erba, roccia, neve etc.) o se il sentiero si fa più chiuso o impervio, scosceso, difficile da seguire o con passaggi impegnativi. La difficoltà tecnica è articolata in cinque livelli.
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Il percorso corrisponde al grado T (Turistico) della scala CAI.
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Il percorso corrisponde al grado E (Escursionistico) della scala CAI ma non presenta difficoltà tecniche.
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Il percorso corrisponde al grado E (Escursionistico) della scala CAI e presenta difficoltà tecniche minime.
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Il percorso corrisponde al grado E (Escursionistico) della scala CAI e presenta difficoltà tecniche significative.
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Il percorso corrisponde al grado EE (per Escursionisti Esperti) della scala CAI.
L’IMPEGNO FISICO, invece, identifica lo sforzo richiesto per affrontare l’escursione. Esso dipende dalla lunghezza, dal dislivello, dall’estensione dei tratti in salita e discesa e dalla loro pendenza, dalla stagione etc. Anche l’impegno fisico ha cinque livelli crescenti.
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L’escursione richiede un impegno fisico basso.
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L’escursione richiede un impegno fisico medio/medio-basso.
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L’escursione richiede un impegno fisico medio/medio-alto.
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L’escursione richiede un impegno fisico medio-alto/alto.
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L’escursione richiede un impegno fisico molto alto.
La scheda informativa dedicata al singolo evento contiene sempre gli specifici gradi di difficoltà tecnica e impegno fisico. Nelle info pratiche della scheda, poi, sono indicati i requisiti del “partecipante-tipo” in termini di esperienza e allenamento. La voce PARTICOLARI CAPACITÀ RICHIESTE, invece, ha la funzione di segnalare eventuali requisiti specifici e indispensabili per poter partecipare in sicurezza (ad esempio, completa assenza di vertigini, abilità di movimento in ambiente impervio e selvaggio etc.): non tralasciare mai questa indicazione, è fondamentale.
Insieme ai parametri e alle voci finora descritte, nella scheda informativa troverai naturalmente la lunghezza e il dislivello (totale o in salita/discesa). La lunghezza è sempre indicata in kilometri (km). Il dislivello è indicato in metri (m): rappresenta la somma di tutte le differenze di altitudine che caratterizzano il percorso.
Ricorda che nella scheda informativa troverai sempre le CARATTERISTICHE DEL PERCORSO, specifiche di ogni escursione: è una descrizione per punti, didascalica e schematica, che ti servirà a contestualizzare bene tutte le informazioni e ad avere un quadro più preciso.
Prima di iscriverti ad un’escursione leggi attentamente tutte le informazioni presenti nella scheda informativa. Se hai allergie, patologie particolari o altri problemi (anche di piccola entità) comunicalo alla Guida. Nel completo rispetto della tua privacy, le informazioni ci serviranno ad indirizzarti al meglio e a suggerirti se un’escursione può fare al caso tuo.
TUTTO PIÙ SEMPLICE
Il glossario di Loz
«Non esiste facile o difficile escursione, ma solo buona o cattiva informazione». Questo è il nostro ambizioso pensiero, giocando con una nota citazione.
Le nostre schede informative sono molto dettagliate, proprio con l’obbiettivo di informarti al meglio: se sai tutto dell’esperienza a cui prenderai parte e se conosci le tue possibilità, allora nulla potrà coglierti di sorpresa. Ti sarà dunque utile, soprattutto se alle prime armi, questo breve dizionario ragionato con tutti i termini tecnici utilizzati nelle nostre schede informative: conoscendo, tutto è più semplice!
Giacca tecnica impermeabile (nota come “guscio”) da indossare in caso di pioggia, funzione spesso svolta in contemporanea dalla giacca antivento. Nella categoria inseriamo anche il poncho (mantellina) o k-way, capi altamente impermeabili ma per nulla traspiranti, pertanto da indossare solo in fase statica (quando non si cammina) o in caso di pioggia battente, temporale o pioggia con vento. Nota positiva del poncho: copre anche le gambe riparandole dalla pioggia, funzione svolta solo – in alternativa – dal sovrapantalone impermeabile.
Bastoni in materiale più o meno leggero, richiudibili e regolabili in altezza, con comoda presa pensata per risultare confortevole e non usurante per le mani. È uno strumento utilizzato per la camminata escursionistica, con la funzione di migliorare l’equilibrio e la respirazione, scaricare parte del peso sulle braccia, rendere agevole e spedito il movimento. Se ne consiglia l’uso a chi ha una certa abitudine, in quanto possono facilmente risultare di intralcio, soprattutto per i principianti.
Rappresenta il secondo strato dell’abbigliamento escursionistico, e svolge funzione termica tra l’intimo e la giacca antivento. Di norma è un classico pile di pesantezza variabile, che può essere abbinato – nelle stagioni più rigide – ad un piumino termico di poco spessore ed ingombro, da indossare all’occorrenza quando si sosta al freddo.
Si intende il capello da trekking, che a differenza dei normali cappelli in cotone (da evitare in escursione) è leggero, traspirante e idrofugo. Può avere la classica visiera frontale che protegge fronte ed occhi, oppure presentare una tesa a 360°, che crea ombra su tutta la testa e riparando da scottature su orecchie e collo. Da preferire alla bandana.
Attrezzatura da indossare ai piedi, insieme alle scarpe, che consente di camminare agevolmente sulla neve.
Classico berretto invernale, più o meno imbottito, indossato con lo scopo di mantenere caldi e riparati dal vento la fronte e la testa.
Sempre indicato in metri (m): rappresenta la somma di tutte le differenze di altitudine che si compiono percorrendo un determinato itinerario. Se in un trekking ad anello si passa da quota 300 m s.l.m. a quota 500 m, poi si ridiscende a 400 m e si risale a 600 m, il dislivello in salita (positivo) sarà pari a 400 m. Trattandosi in questo caso un percorso ad anello, che termina cioè nello stesso punto da cui si è partiti, il dislivello in discesa (negativo) sarà il medesimo. Quando il percorso è a tappa il dislivello viene indicato da due numeri: quello preceduto dal “+” è il dislivello in salita, quello preceduto dal “-” è il dislivello in discesa. Questo perché il punto di partenza e quello di arrivo saranno differenti. Ricorda sempre che: a parità di lunghezza dell’itinerario e di tipo di terreno, maggiore è il dislivello positivo da superare e maggiore sarà l'impegno fisico richiesto; a parità di dislivello, minore è la lunghezza dell’itinerario e maggiore sarà la pendenza dei tratti in salita e discesa, e dunque l’impegno fisico richiesto.
Itinerario che parte in un punto e termina in un altro.
Itinerario che parte e termina nello stesso punto.
Usiamo questi termini nell’accezione più ampia possibile. Indentificano una camminata “esplorativa” (o il “camminare esplorativo”), un’attività che si svolge in ambienti di interesse naturalistico, paesaggistico e storico non necessariamente limitrofi a centri abitati: nel nostro caso, accompagnati da una guida professionista. Per estensione, usiamo spesso il termine “trekking” a fungere da sinonimo: termine in realtà nato per definire l’attività del camminare su sentieri di bosco e montagna pernottando fuori. L’escursione si differenzia dalla tipica passeggiata in città o in campagna: la presenza di dislivelli, il fatto che i percorsi siano non sempre comodi, l’assenza di immediati servizi di ristoro ed altre caratteristiche, fanno sì che tale attività richieda uno specifico abbigliamento ed equipaggiamento, nonché tutta la necessaria attrezzatura per affrontare l’esperienza in tranquillità e sicurezza.
Tratto di percorso non coincidente con una traccia visibile a terra. Si può sviluppare in zone più o meno chiuse, dal bosco ai prati sommitali.
Gambiere con zip che si indossano dalla scarpa in su, fin sotto le ginocchia. Hanno di norma un elastico nella parte alta e, nella parte bassa, un robusto laccio che passa sotto la suola. Possono avere altezza e resistenza variabile. Le funzioni che ci interessando nelle nostre escursioni sono, in ordine di importanza: protezione da vipere ed insetti, protezione dall’acqua e dall’umidità, protezione dal fango.
Capo esterno (detto anche “guscio”) da indossare sopra a tutti gli altri strati di abbigliamento. Ha la funzione di stoppare il vento garantendo un’alta traspirabilità, ma anche di proteggere gli strati termici (pile o piumini) da abrasioni e strappi. Hanno un grado di impermeabilità variabile. In fase di forte movimento anche i gilet tecnici svolgono un’ottima funzione antivento riparando le parti più sensibili del nostro corpo ma lasciando, contemporaneamente, “respirare” le braccia
Punto in cui è richiesto l’attraversamento di un fossato o di un altro corso d’acqua di scarsa profondità, o anche di una grossa pozzanghera, senza l’ausilio di ponticelli o altri passaggi. Può avere punti di appoggio naturali o artificiali per procedere senza bagnarsi le scarpe, ma anche non averne.
Sempre indicata in kilometri (km): rappresenta la distanza reale tra il punto di inizio e quello di fine escursione. In escursionismo la lunghezza, da sola, ha un peso relativo. Un percorso corto non necessariamente è semplice: più essere impegnativo per il tipo di fondo, per il dislivello ed altre caratteristiche tecniche.
Unica voce che, per semplificazione, accorpa due ambienti affini. Identifica un contesto caratterizzato dalla presenza di acqua: l’ambiente può essere dunque caratterizzato da fiumi, torrenti, cascate, invasi, laghi ed aree paludose.
Capo intimo, e cioè “a pelle”, che riesce di allontanare il sudore verso l’esterno rimanendo sempre asciutto. Con questa definizione, per le stagioni calde, intendiamo la classica maglietta tecnica a manica corta che rappresenta spesso, in movimento, l’unico strato indossato.
È il rapporto esistente tra due punti considerati (ad esempio il punto dove ti trovi e la cima di un monte) e la loro distanza planimetrica. Di norma è espressa in percentuale, ma nelle nostre schede si usa “bassa”, “media” etc., con le eventuali varianti.
È la curva che rappresenta, su un grafico, l’andamento altimetrico del percorso. Nelle nostre schede informative è inserito come immagine consultabile.
Unica voce che, per semplificazione, accorpa due ambienti affini. Identifica un contesto roccioso privo di vegetazione ad alto fusto, con fondo di calpestio costituito dai banchi geologici naturali a vista coperti o meno da prato.
Non sono in alcun modo equiparabili alle scarpe da ginnastica o da corsa su strada. Sono scarpe nate per la corsa su percorsi di bosco e montagna, oggi molto usate anche in escursionismo. Sono leggere, hanno una suola con buona capacità di aderenza al terreno e puntale e tallone rinforzati, sono fatte di materiale resistente all’abrasione, sono più o meno impermeabili, hanno un’ammortizzazione variabile ma sempre presente. Da sconsigliare per escursioni classiche, a meno che non siate così esperti da avere una buona muscolatura e resistenza, nonché articolazioni forti e una grande stabilità e sicurezza di passo. Nelle nostre schede vergono a volte indicate come alternativa alle scarpe da trekking leggero.
Sono scarpe progettate per l’escursionismo, e quindi hanno una struttura complessa. Possono essere più o meno leggere anche in base alla stagionalità per la quale sono state pensate, hanno sempre una suola con capacità di aderenza al terreno naturale e sono progettate per resistere agli urti e proteggere il piede. La rigidità di ogni modello, di norma, aumenta all’aumentare del grado di accidentalità del terreno per il quale sono state costruite. Possono essere basse, medie, o alte: più sono alte e più sostengono e proteggono, pur limitando un poco la libertà di movimento. Il materiale di cui sono fatte è altamente resistente (anche pellame): sono più o meno impermeabili e traspiranti in base alla qualità. Hanno uno specifico grado di ammortizzazione e una struttura idonea a sostenere il peso dello zaino. Nelle nostre schede possono comparire le scarpe da trekking leggero, a volte indicate come alternativa alle scarpe da trail: sono le cosiddette “scarpe da hiking”, ovvero calzature leggere (perlopiù basse), confortevoli e stabili, progettate per escursioni brevi su percorsi semplici e con climi miti.
Termine usato per descrivere la suola delle scarpe: indica il “disegno” della suola, caratterizzato da solchi più o meno profondi e con capacità di tenuta differenti. Per estensione, per noi identifica in sintesi il grado di aderenza al terreno.
Unica voce che, per semplificazione, accorpa due tipologie di percorso oggi affini. Si intende un percorso più o meno stretto, che va dalla traccia alla stradina, solo raramente percorribile da un piccolo fuoristrada: quando si tratta di sentiero, il fondo è naturale, ovvero costituito da roccia, brecciolino, scaglie di pietra o terra; quando si tratta di mulattiera, il fondo è costituito da terra battuta, brecciolino battuto o acciottolato artificiale.
Nell’uso escursionistico indicano alimenti ad alta densità calorica, alta digeribilità e di peso relativo (li dovrai trasportare sulle tue spalle!). Le quantità devono essere sempre contenute: mai abbuffarsi. Esempi per lo snack: un po’ di pane, frutta disidratata, frutta fresca, nocciole, arachidi, anacardi, noci, barrette energetiche, cioccolato fondente. Esempi per pranzo/cena al sacco (unitamente a quanto indicato per lo snack): pasta o riso senza condimenti esagerati, patate, verdura fresca, panino senza pesanti insaccati o affettati grassi, pane integrale con noci, formaggio secco, salmone, uova semi-sode.
Strada di bosco o campagna, percorribile anche da fuoristrada, il cui fondo è costituito da breccia.
Strada di bosco o campagna, percorribile anche da fuoristrada, il cui fondo è costituito da terra.
Dotazione obbligatoria per escursioni serali o in notturna. In escursionismo è preferibile munirsi della tipica torcia frontale, comoda, leggera e molto funzionale: illumina sempre nella direzione in cui stai andando lasciando le mani libere. Al limite, se proprio non vuoi acquistarla per un’uscita soltanto e solo se indicato nella scheda informativa, può essere sostituita da una buona torcia a mano, di dimensioni ovviamente contenute.
Parte di percorso in cui a lato vi è un pendio molto scosceso o addirittura verticale. Identifica anche parti di percorso con tale caratteristica presente in entrambi i lati (ad esempio su una cresta, più propriamente definiti “tratti aerei”). Non necessariamente crea fastidio a chi soffre di vertigini, soprattutto se si sviluppa in una zona boschiva priva di un visuale troppo aperta. Un tratto può essere definito “esposto” anche se – come spesso succede su percorsi a fruizione di tipo turistico – protetto da balaustra, parapetto o ringhiera, oppure da limiti naturali (arbusti, roccia o altro).
Esistono oggi tanti tipi di zaino da trekking sul mercato, e nella grande varietà di tipologie faremo prima a dirti cosa non è: non è il classico zaino scolastico, né tanto meno quello da passeggiata. Lo zaino per escursioni ha una capienza misurata in litri e una struttura complessa, il cui grado di elaborazione muta in base al tipo di attività e cresce all’aumentare del carico previsto. Questo perché, in altre parole: più aumenta la capienza, più aumentano le necessità di una corretta distribuzione del peso. Gli zaini da trekking hanno una struttura portante più o meno rigida e con variabile capacità di circolazione dell’aria, spallacci progettati per essere comodi e traspiranti, e dopo un certo litraggio possiedono una cinta ventrale (una cintura che si allaccia alla vita) e una cinta pettorale (una piccola cintura che si allaccia al petto unendo stabilmente gli spallacci). Hanno poi (di norma) una cover antipioggia ed altre maniglie e laccetti, nonché tasche e vani per distribuire bene gli oggetti al loro interno. Per una nostra escursione standard giornaliera di gruppo consigliamo uno zaino strutturato, con cinte ventrali e pettorali, ma che non superi i 20-25 litri.